
Intervista a Silvano Gosparini e Lili Olbi a cura di Piero Brunello e Elis Fraccaro. Comizi anarchici in teatro; un Circolo in casa di Silvano, come logo l’albero della libertà; una libreria con libri, dischi e riviste anarchiche (e non solo); incontri, discussioni, dipinti e manifesti; nascita del Canzoniere Popolare Veneto. L’acqua alta del 1966 segna la fine di un’epoca.
Dal Circolo Internazionale di cultura popolare alla Libreria Internazionale (1962-1966)
Come sono diventato anarchico
Silvano. Come sono diventato anarchico? Una volta ho sentito al teatro Malibran un comizio di Gatto, un tipografo, che allora aveva una tipografia a Santa Marina, nel 1946-47, ero piccolo, non capivo niente ed ero curioso e andavo dappertutto, Gatto era sul palco con un fiasco di vino – no acqua, vino, mi ha colpito tantissimo – parlava della proprietà, dei ladri… un po’ di confusione ma aveva ragione, diceva cose sensate, di base[1]. Un’altra volta dopo sono andato a sentire Randolfo Vella[2] di Verona (erano due fratelli, meridionali), faceva un comizio, tutte cose giustissime ma non ho capito niente, ricordavo questa parola “Ideale” che poi ho sentito da tutti i compagni… prova a pensare, avevo sedici-diciassette anni. Come facevo a capire con i genitori cattolici, ero ignorante, con una rabbia in corpo, solo la rabbia avevo.

Il Circolo e la Libreria Internazionale
Elis. Voi avevate un circolo, il Circolo Internazionale di Cultura Popolare
Silvano. Noi facevamo per conto nostro, eravamo giovani, a quell’epoca facevamo la ceramica… non ci interessava il nome di “anarchici”, si discuteva, eravamo noi e basta.
Lili. Nei primi anni Sessanta Silvano e i suoi più stretti collaboratori di Ceramica ai Miracoli (tra cui Enzo Di Martino) fondano il Circolo Internazionale di Cultura Popolare, che inizialmente si trovava per discutere e cenare assieme il mercoledì sera nell’appartamento di Silvano e di Stella, in corte del Milion; il logo era l’Albero della libertà. Eravamo trasversali, con noi c’erano i cattolici, c’era Wladimiro Dorigo[3], Giovanni Sarpellon[4], c’era Nane Paladini[5], Mario Isnenghi[6], l’avvocato Emanuele Battain[7]… A casa di Silvano discutevamo di tutto, c’erano donne come la Giuliana Grando[8] che ci ha fatto conoscere Nomadelfia, noi avevamo il Circolo e io porto Giuliana a parlarne, e da allora abbiamo fatto tantissime cose con lei, pubblicato La via femminile per esempio [vedi parte III]; facciamo molte cose con Guido Tassinari e quelli dell’AIED [Associazione italiana educazione demografica], non è che gli anarchici fossero preparati su questi temi…. Adesso mi sfugge il nome, c’era un vecchio anarchico, che diceva che “i cappellini” non potevano partecipare alle riunioni, noi non capivano il termine, cosa è? Un tipo di pasta? e invece si riferiva alle donne, non potevano partecipare alle riunioni.
Silvano. Erano le compagne, le mogli dei nostri compagni, che andavano a messa regolarmente.
Lili. Sapendo questo dicevano: non portate i cappellini…
Silvano. Ci trovavamo tra di noi, eravamo amici, ci incontravamo una volta alla settimana attorno a un tema, per noi era normale che partecipassero le donne.
Elis. E la Libreria Internazionale?
Lili. La Libreria Internazionale in calle dei Saoneri – una libreria anarchica –, nasce dal Circolo. Venne fatta nel 1962 con Nanni Fiorin [vedi parte III] (che diceva che non era possibile farla…). Silvano e la Stella andavano a Parigi e tornavano con dischi di Brassens, dischi di protesta, stampa anarchica[9]. Prima apriamo in calle dei Nomboli e dopo ci siamo spostati lì in fianco; siccome veniva la gente per discutere e avevamo bisogno di spazio, abbiamo aperto in fianco la Galleria, in rio terà dei Saoneri con le pareti foderate di legno. Avevamo messo una botte e le panche tutte intorno. Nella Galleria avvengono gli incontri e le discussioni, e sono esposti manifesti politici e opere d’arte. Veniva tutta la FGCI di Venezia, condotta da Doria, uno bravo, che hanno chiusa perché venivano da noi. Veniva Gualtiero Bertelli per esempio…

Incontri in libreria
Lili. In Galleria ogni volta che c’era un argomento da discutere c’era la polizia fissa davanti alla porta.
Silvano C’era un vecchio brigadiere, era d’inverno, era in borghese, voleva entrare; no, si entra solo su invito, avete l’invito? No; e allora ti va in bar; e sto fantolìn è restato fuori della porta, mi dispiaceva questo vecchio, era anziano, mi ha detto: mi hanno mandato qua, ditemi cosa fate almeno… Quella sera noi avevamo un ungherese che veniva a tenere una conferenza, io dico al brigadiere: è un ungherese che parla del suo libro, tutto qua; ma veniva da un paese dell’est; e alla fine gli ho detto: “Entra dentro, siediti là in parte e ascolta anche tu”, lui tutto contento perché stava al caldo… In una Biennale abbiano contestato la presenza della Spagna, nella Galleria Eulisse espone due quadri, in uno si vede il papa come un cadavere e l’ambasciatore spagnolo che si inchina… una cosa del genere; la polizia chiude la Galleria, sequestra i quadri; in libreria esponiamo due quadri sui garrotati, uno era di Vittorio Basaglia[10]. Nel 1966 arriva l’acqua alta, la libreria va sotto, e buona notte…
Elis. Tra le conferenze ne avete fatta una con Hem Day[11]?
Silvano Sì, è venuto, abbiamo chiamato un interprete.
Silvano. Facevamo sempre incontri, veniva gente; siccome non c’era più Ca’ Giustinian, dove si tenevano incontri pubblici, l’unico posto dove si poteva discutere era da noi, c’era tutto il PCI, venivano anche se Cesco Chinello non voleva. Chinello voleva scomunicarli tutti ma non è riuscito. La Gigia Pagnin[12] per esempio aveva fatto un libro di poesie Il borghese agli agguati prima con Isnenghi [Il Rinoceronte, 1964] e poi con noi [Centro internazionale della grafica, Prefazione di Marino Berengo, 1985]. Abbiamo fatto una presentazione e tempo dopo mi ha detto: ti ricordi quella volta? mi hanno convocato in Federazione perché avevo collaborato con i compagni anarchici…
Elis. È venuto anche Borghi[13]?
Lili. È venuto, quando avevamo la Galleria, [Vitale] Petrus[14] aveva fatto due quadri grandissimi su Gaetano Bresci, è venuto Borghi ed è stato ospitato a casa di Silvano.
Silvano. Borghi mi ha detto; guarda, non posso andare in albergo, sennò arriva subito la questura, chiede il nome…, e allora gli ho lasciato la casa.
Elis. Com’era Borghi?
Silvano. Simpatico, un gigione… bravo su tutto, quando parlava prendeva le carte che aveva in mano e le faceva cadere giusto sulla botte… bravissimo oratore.
Elis. Luisa Ronchini aveva fatto la registrazione, è lui che canta canzoni anarchiche in casa di Silvano, il nastro ce l’ha l’Istituto De Martino di Venezia. E Failla[15]?
Silvano. Anche lui un bravo oratore: meridionale vero.
Elis. C’è stato anche Danilo Dolci[16]?
Lili. Sì, è stata un’avventura unica. Io abitavo qui in questa casa dove siamo adesso, ricordo lui seduto lì che mangia l’insalata, lui mangia solo insalata, e mai ho conosciuto uno che mangiava l’insalata e faceva con gusto uhmm uhmm… Simpaticissimo… Noi conoscevamo già i suoi libri, lui viene perché un musicista della Fenice – erano due fratelli, uno oboe e l’altro fagotto, erano andati in Sicilia da Dolci e ci dicono: è un personaggio. Lo abbiamo ospitato all’albergo Rialto, abbiamo pagato quello che era, ma una cifra enorme per il caffè, perché lui tutta la notte beveva caffè… abbiamo stampato due libri con lui, due suoi poemi.
Elis. Anche la Joyce Lussu[17].
Lili. La conoscevamo dai suoi libri, eravamo stati a Roma a sentirla perché Stella aveva contatti con il Circolo albanese di Roma, poi l’abbiamo conosciuta attraverso Vittorio Tommasi.
Silvano. Vittorio Tommasi era un ex sindacalista del porto, bravo, bravissimo, che poi sposa Giuliana Grando.
Silvano e Lili. Nel 1964 il PSIUP ha organizzato una festa nazionale a Oriago, noi portiamo il banchetto della Galleria Internazionale, lì conosciamo Joyce, era giovane, bella; Luisa Ronchini ha cantato; da allora Joyce è sempre stata con noi, veniva a Venezia, stava da Lili o da Silvano.
Lili. Una volta Tommasi va a prendere Joyce con una rosa… poi succede una cosa che non sapevamo dove nasconderci… Tommasi dice ad Armando Pizzinato[18] che viene Joyce, e Pizzinato arriva con un disegno che non ricordo per regalarglielo, glielo consegno io, e lei fa: “Ma questo non si è accorto degli anni che sono passati? È rimasto alla Resistenza? Non lo voglio”, e lo dà me; credo che lui non se ne sia accorto, noi abbiamo cercato in tutti i modi che non se ne accorgesse.
Silvano. Per Joyce la rivoluzione era continuata, era stata dai curdi, in Mozambico, traduceva Hikmet.
Lili. Alessandro Galante Garrone[19] viene a Venezia a trovare la figlia Margot [Margherita] con una valigetta che conteneva documenti sui sovversivi durante il fascismo, e con quelli abbiamo fatto una mostra; viene anche Joyce, poi andiamo a mangiare assieme, e Galante Garrone e Joyce si sono messi a cantare assieme, la Badoglieide. una cosa molto commovente.
Il Canzoniere Popolare Veneto
Piero. Dicevate di Gualtiero Bertelli, che veniva in libreria…
Silvano. E lì conosce Luisa Ronchini, nel 1964, Luisa Ronchini, con cui avrebbe formato il Canzoniere Popolare Veneto, prima con il chitarrista Franco Baroni e poi con Alberto D’Amico. Anche D’Amico conosce Luisa alla Libreria Internazionale… D’Amico all’epoca era fascista, era giovane e uno non sa, soprattutto a quei tempi; a quell’età è facile essere così, ci sono passato io, vuoi che non capisca? lo volevano cacciare fuori, ma io mi sono opposto, l’ho fatto entrare e lo go rancurà, e col tempo è diventato un bravo cantautore…
Lili. Luisa cantava, aveva una voce bellissima, e Silvano le ha detto: va bene Luna rossa, ma potresti cantare altre canzoni, canzoni veneziane, noi conoscevamo I dischi del sole, e allora ha chiesto a Franco Baroni[20], diplomato all’Accademia, di darle lezioni; Franco frequentava la casa di Silvano, che allora stava con la moglie Stella in calle della Testa, nel frattempo noi avevamo spostato il laboratorio di ceramica dai Miracoli proprio lì… [vedi parte I] Luisa impara le prime canzoni popolari dalla Tilde Carbonera (chiamata così perché vendeva carbone), la Luisa era ospite della Tilde, viveva con lei, sempre in calle della Testa. Il debutto è stato a Milano alla Casa della cultura…
Silvano Per Bosio[21] avevo firmato delle cambiali da scontare in banca per l’edizione dei dischi… quella volta gli avevo firmato delle cambiali per 30 milioni, adesso la cifra fa ridere ma quella volta… Non è che abbia pagato io, la firma era mia ma quando scadeva la pagavano loro, e io ho chiesto a Bosio di appoggiare questa fia [Luisa Ronchini], e le ho fatto fare un concerto alla Casa della cultura [primavera 1964]. Luisa continuava ancora a lavorare con noi la ceramica…
Nota. Immagine di copertina: Armando Borghi commemora Gaetano Bresci, tratto da Stella / Adriana, Centro Internazionale della Grafica di Venezia, Venezia 2020.
Il logo della Libreria Internazionale è tratto da Arte e anarchia a Venezia negli anni ’60. Intervista a Silvano Gosparini, Centro Internazionale della Grafica di Venezia, Venezia 2017, pubblicato per l’incontro all’Ateneo degli Imperfetti a Marghera, 16 dicembre 2017.
Torna a parte I; continua con parte III e parte IV.
[1] Presumibilmente si riferisce a Arturo Gatto (Mira 1889 – ?). Schedato dalla polizia come socialista, per due volte al confino tra gli anni Venti e gli anni Trenta; nel dopoguerra oratore: tra il 1945 e il 1949 tenne parecchie conferenze nei teatri veneziani; promotore dell’Associazione Regionale Perseguitati Politici di Venezia, direttore responsabile de Il martello. Organo dei perseguitati politici (1945-1955).
[2] Randolfo Vella (Grotte, Agrigento 1893 – Verona 1963), fotografo e commerciante, anarchico come i fratelli (otto, tra fratelli e sorelle); esule in Svizzera e Francia nel periodo fascista; dopo il 1945, stabilitosi a Verona, partecipa alla riorganizzazione del movimento in Veneto e in Lombardia; oratore e propagandista.
[3] Wladimiro Dorigo (Venezia 1927-Venezia 2006). Negli anni Cinquanta assessore all’urbanistica del Comune di Venezia, con la Democrazia Cristiana; nel 1958 fonda e dirige Questitalia, laboratorio dei “cattolici del dissenso”, che chiude nel 1970. Nel 1973 diventerà docente di Storia dell’arte medievale all’Università Ca’ Foscari.
[4] Giovanni Sarpellon (Venezia 1941), futuro docente di Sociologia all’Università Ca’ Foscari.
[5] Gianantonio (Nane) Paladini (Venezia 1937-Venezia 2004), allora insegnante nelle scuole secondarie e negli istituti tecnici della provincia di Venezia; poi docente di Storia moderna e contemporanea alla Facoltà di Lingue dell’Università Ca’ Foscari.
[6] Mario Isnenghi (Venezia 1938). Dal 1958 collaboratore di Questitalia; nel 1962 condirettore della rivista Progresso veneto della federazione regionale del Partito Socialista Italiano; tra il 1962 e il 1966 insegnante a Chioggia. Poi docente di Storia contemporanea nelle università di Padova, Torino e Venezia.
[7] Emanuele Battain (Venezia 1927-Venezia 2006). Avvocato, trotzkista. Uno dei legali della Camera del Lavoro di Venezia.
[8] Giuliana Grando (Venezia 1940-Venezia 2020), moglie di Vittorio Tommasi. Psicoanalista; per anni segretaria del Circolo di Venezia “Vittorio Tommasi” dell’associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba.
[9] In una nota biografica pubblicata in “La via femminile”, V, 1 (9), aprile 1972, si dice che anche Nicola Sene, pseudonimo di Lili Olbi [vedi parte III], aveva fatto “un lungo soggiorno parigino, dove ha lavorato per conto di riviste e case editrici quali Le Canard Enchaîné, Le Monde Libertaire, Les Nouvelles Editions Françaises, etc.”.
[10] Vittorio Basaglia (Venezia 1936-Pinzano al Tagliamento 2005). Pittore, docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Cugino di Franco Basaglia.
[11] Hem Day, pseudonimo di Marcel Dieu (Houdeng-Goegnies, Belgio 1902-Evere, Bruxelles 1969). Negli anni Venti editore de Le Combat, organo della Federazione anarchica belga; pacifista; nel 1937 prese le distanze dalla guerra civile come mezzo di rivoluzione sociale, in nome della nonviolenza; scrittore e attivista.
[12] Luigia Rizzo (Venezia 1924-Mestre 2016), moglie di Fiore Pagnin. Comunista; insegnante di scuola elementare; dal 1976 al 1985 assessore all’Istruzione e Cultura della Provincia di Venezia.
[13] Armando Borghi (Castel Bolognese, Ravenna 1882-Roma 1968). Attivo nell’Unione Sindacale Italiana; anti interventista nella Prima Gerra Mondiale; in esilio con la compagna Virgilia D’Andrea in Francia e negli Stati Uniti; dopo il 1945 considerato l’ultimo dei grandi leader storici dell’anarchismo italiano.
[14] Vitale Petrus (Kiev 1934-Milano 1984). Diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Venezia.
[15] Alfonso Failla (Siracusa 1906-Carrara 1986). Confinato a Ventotene, partecipa alla Resistenza in Toscana e Liguria; nel 1945 presidente della Federazione Comunista Libertaria dell’Alta Italia; alla fine degli anni Settanta aderisce alla Lega per il Disarmo Unilaterale promossa da Carlo Cassola.
[16] Danilo Dolci (Sesana, Trieste 1924- Partinico, Palermo 1997). Trasferitosi nel 1952 a vivere in Sicilia, a Trappeto e Partinico, diede vita a un progetto educativo e comunitario che attrasse molti intellettuali italiani; amico di Aldo Capitini, adottò la nonviolenza come pratica politica.
[17] Joyce Lussu, nata Gioconda Beatrice Salvadori (Firenze 1912-Roma 1998). Moglie di Emilio Lussu, con cui condivise l’esilio e la clandestinità; negli anni Cinquanta e Sessanta attiva nelle mobilitazioni anticoloniali e antimperialistiche.
[18] Armando Pizzinato (Maniago 1907-Venezia 2003). Pittore; diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Venezia.
[19] Alessandro Galante Garrone (Vercelli 1909-Torino 2003). Magistrato. Rappresentante del Partito d’azione nel Comitato di liberazione nazionale del Piemonte. Storico del pensiero democratico dell’Ottocento. La figlia Margot (Torino 1941-Genova 2017) era cantautrice, faceva parte del gruppo Cantacronache.
[20] Franco Baroni, musicista, fa parte della prima formazione del Canzoniere Popolare Veneto, con Luisa Ronchini e Gualtiero Bertelli; muore a Venezia nel 2013.
[21] Gianni Bosio (Acquanegra sul Chiese, Mantova 1923-Mantova 1971). Promotore della raccolta di canti popolari e dell’uso delle testimonianze orali nelle ricerche storiche, nel 1961 fonda con Roberto Leydi la rivista Il nuovo canzoniere italiano.
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