
Usi informali di infrastrutture nell’area dei Santi Apostoli a Venezia. Scena e retroscena di una città turistica. Contesa per gli spazi tra chi vive e chi è di passaggio in città. “Bacheche” informali e messaggi da e per chi ci abita.
Presentiamo qui la nostra esplorazione del “paesaggio linguistico” dell’area attorno alla chiesa dei Santi Apostoli a Venezia. Con l’espressione “paesaggio linguistico” ci riferiamo alla “visibilità e alla rilevanza delle lingue nelle insegne pubbliche e commerciali in un determinato territorio o regione”, secondo la definizione di Landry e Bourhis (1997). Il lavoro sul campo è stato svolto nel contesto della VIU Summer School Linguistic Landscapes: Using Signs and Symbols to Translate Cities, che si è svolta dal 24 al 28 giugno 2024. La nostra indagine si è concentrata sul modo in cui le comunicazioni stradali dal basso verso l’alto (cioè quelle non realizzate da soggetti ufficiali della città) differiscono tra le aree residenziali, utilizzate maggiormente dagli abitanti del luogo, e i percorsi frequentati da una gran folla di turisti.
L’insula
L’insula dei Santi Apostoli a Venezia, situata nel sestiere di Cannaregio, è divisa in due sezioni che si differenziano in modo significativo: un’area commerciale molto animata e una zona residenziale tranquilla. La Strada Nova, un’arteria trafficata, caratterizza la prima, con un’atmosfera viva, che attrae sia i turisti che gli abitanti del luogo. Quest’area è punteggiata di negozi, caffè e ristoranti, che riflettono la vitalità commerciale di Venezia e fungono da fulcro per le attività sociali ed economiche. In netto contrasto, la zona residenziale dietro Strada Nova e la chiesa dei Santi Apostoli offre un riparo tranquillo dall’affollata via principale. Strade strette e piccoli campi rivelano un lato più appartato della vita veneziana, con il campo dei Santi Apostoli a fare da linea di confine. Questa piazza e le vie circostanti mostrano le dimore storiche e la quotidianità veneziana, sottolineando un ritmo più lento e un sentimento di comunità più intimo.
La storia dell’insula dei Santi Apostoli a Venezia è profondamente intrecciata con lo sviluppo dei suoi punti di riferimento. La costruzione e i successivi miglioramenti della chiesa, risalente al 643 d.C., hanno avuto un ruolo significativo nel plasmare gli aspetti commerciali dell’area veneziana circostante. Centrale per la vita della comunità e abbellita da architetti come Mauro Codussi e Alessandro Vittoria, la chiesa dei Santi Apostoli divenne un punto di riferimento che influenzò gli edifici vicini. L’afflusso di attività commerciali pose le basi per la trasformazione dell’area in un vivace quartiere commerciale, tendenza ulteriormente consolidata nell’Ottocento con la costruzione della Strada Nova nell’ambito del progetto promosso da Niccolò Papadopoli per migliorare il collegamento pedonale tra Rialto e la stazione ferroviaria (Romanelli 1988, pp. 412-416). Il progetto tagliò il tessuto dell’insula, demolendo edifici e calli strette per imporre un principio organizzativo estraneo, incentrato sul traffico di grandi quantità di persone (ibidem). Questa vivace arteria stradale ha ribadito lo status dell’area come centro animato di scambi e commerci nel ricco paesaggio urbano di Venezia e proprio per la sua storia è connessa alla scissione tra abitanti del posto e turisti che esploreremo in questo testo.
Scena e retroscena
Vitale per i contatti sociali, la rappresentazione politica e l’espressione di sé, lo spazio pubblico è il luogo in cui i cittadini si riuniscono e si incontrano, plasmando i paesaggi urbani attraverso la percezione e le azioni estemporanee (Orhan 2022, p. 204). Data l’indistinta dualità e dinamica tra sfera pubblica e sfera privata (ibidem) e la caratteristica temporale dello spazio (Lefebvre 1967, p. 10), lo studio del paesaggio linguistico ci permette di riflettere su un momento fissato in modo statico (Lu 2023).
La teoria della “scena e retroscena” può essere un utile strumento di interpretazione. La scena è per il pubblico e i servizi, dove gli individui sono consapevoli di essere osservati e agiscono abitualmente, intenzionalmente o inconsciamente in base a un copione di routine o alle norme e alle aspettative della società; il retroscena invece è uno spazio privato protetto, libero da tutto questo, dove le persone possono rivelare il loro vero io (Goffman 1956, pp. 66-132; Lu 2023). Considerando il turismo in questo quadro teorico, il retroscena si riferisce all’autentica vita quotidiana dei “padroni di casa”, mentre le rappresentazioni culturali mostrate ai turisti costituiscono la scena (MacCannell 1976, pp. 91-96; Wang et al. 2024).
Durante la nostra esplorazione, abbiamo notato che le strade principali erano estremamente affollate e animate da attività commerciali. Tuttavia, a pochi passi di distanza, le calli adiacenti sembravano tranquille, o addirittura deserte, con molte case anonime disabitate e ristoranti e alberghi chiusi. Poiché Venezia soffre di problemi abitativi e di overtourism, ciò può suggerire le trasformazioni delle funzioni dello spazio: il retroscena privato (residenziale) ha lasciato il posto alla scena dei servizi pubblici, che sono stati (senza successo o troppo rapidamente) commercializzati o riorientati. Di conseguenza, sono emersi “spazi turistici”, dove i visitatori sono spesso percepiti come intrusi che inevitabilmente disturbano l’equilibrio locale (Urry 1990, in Zanini 2017, p. 165).
Ecco un paesaggio linguistico che mostra come scena e retroscena siano negoziati attraverso una “autenticità messa in scena”, il fenomeno per cui il retro viene (ri)presentato sulla scena (MacCannell 1999, pp. 96-100; Urry 1990, p. 9). Nella foto seguente, un cancello di questo tipo (comune nella nostra zona) divide due aree pubbliche: la vivace strada principale e una calletta il cui ingresso è limitato solo simbolicamente. In questo modo si crea uno scenario in cui il controllo e la gestione della privacy (retroscena) sono messi in scena all’interno di un passaggio pubblicamente accessibile (scena), regolando le interazioni esterne. Questi cancelli riqualificano i vicoli pubblici come spazi “pubblici” di proprietà privata, portandoli potenzialmente a uno status semi-pubblico o quasi-pubblico; influenzando il modo in cui lo spazio pubblico è percepito o vissuto dal pubblico, la trasformazione intende sottrarre piuttosto che potenziare i servizi pubblici (Radović 2020, p. 315).

La capacità di controllare la connessione, e quindi di avere più o meno spazio privato, è una caratteristica essenziale degli spazi umani e urbani di buona qualità, poiché i conflitti e le libertà concorrenti possono essere oggetto di mediazione (Mehaffy, Elmlund, 2020, p. 461)
Uso irregolare delle infrastrutture

Un fenomeno molto visibile nell’insula è l’uso irregolare delle infrastrutture al fine di una comunicazione informale lungo Strada Nova e nelle aree residenziali. Molti elementi infrastrutturali con superfici lisce attirano adesivi e graffiti, ma il contrasto più evidente è tra i tipi di comunicazione sui bancomat lungo le strade principali e sulle cassette di servizio dell’ENEL lungo le pareti nelle calli residenziali. A causa della loro particolare collocazione – incassati nei muri invece che sporgenti come per esempio i tubi delle grondaie o gli idranti –, i bancomat e le cassette ENEL non sono né interamente parte dell’edificio né interamente spazio pubblico. Sono di proprietà privata, ma rivolti al pubblico e bidimensionali. Poiché la comunicazione messa in atto dal basso verso l’alto viene raramente rimossa da questi oggetti, a meno che non ne impedisca la funzionalità, ecco che questi manufatti possono servire come supporti informali e bacheche.

La posizione visibilissima dei bancomat li trasforma in spazi attraenti per il discorso pubblico e la protesta, che si rivolge sia ai passanti sia al pubblico che si ferma brevemente davanti al bancomat per usarlo. Gli adesivi che vi si trovano sono in genere di colori vivaci e in opposizione tra loro per risaltare meglio; alcuni contengono messaggi commerciali, come un diffuso adesivo rotondo che pubblicizza un negozio di tatuaggi, mentre altri fanno riferimento a discorsi sociali più ampi, come un adesivo giallo che richiama l’attenzione sul problema delle emissioni di carbonio e della combustione fossile, o quelli che criticano il capitalismo. Altri ancora hanno un messaggio meno diretto, ma contengono molteplici assi di riferimento intertestuale, come un adesivo che recita “Sam è stato qui” che, da un lato è un omaggio al logo di “Straight Outta Compton”, che è a sua volta un riferimento all’etichetta pubblicitaria statunitense “Parental Advisory”. D’altro canto, come tutti gli adesivi “[Nome] è stato qui”, fa riferimento a esempi più noti come “BNE è stato qui” o i graffiti “Kilroy è stato qui” della Seconda Guerra Mondiale.

In questo esempio colpisce il distacco dal modello abituale, per cui le comunicazioni verbali dal basso verso l’alto non interferiscono con la funzionalità degli sportelli bancomat e vengono rimosse di rado: vernice nera spruzzata direttamente sullo schermo del bancomat lo rende inutilizzabile, mentre sul muro accanto compare lo slogan “Free Palestine”, anch’esso di vernice spray nera. Due giorni dopo aver scattato questa immagine, tutte le tracce dei graffiti erano state meticolosamente rimosse, cancellando la protesta visiva.
Cassette elettriche

Passiamo ora alla nostra seconda unità di analisi: le cassette dell’ENEL. Esse appaiono nel paesaggio linguistico della città soprattutto attraverso i graffiti (spesso illeggibili), ma soprattutto attraverso il loro frequente utilizzo come bacheche pubbliche usate per e da veneziani. Gli avvisi più comuni sono di artigiani che offrono i loro servizi o di proprietari di case che li cercano. Questa pratica non sembra essere limitata al periodo specifico della nostra visita: spesso si possono trovare tracce di avvisi simili più vecchi.

Oltre a ricerche di alloggio, sono pubblicizzati anche altri tipi di servizi locali. Nell’immagine qui sotto, una donna ucraina offre i suoi servizi come donna delle pulizie, mentre una coppia che lavora nel settore della vendita al dettaglio “cerca casa”. È interessante notare che conoscono il loro pubblico. Stanno comunicando con i veneziani che vivono a Venezia, chiarendo il valore che attribuiscono al mantenere il centro storico “vivo, attivo e popolato”. Conoscono il loro pubblico di riferimento – i proprietari di case veneziani – e sanno come e dove raggiungerli: con un messaggio che ha riguardo per la loro vita in città, affisso sulle cassette dell’ENEL che usano spesso per comunicare.

Il messaggio di questa coppia ci permette di aprire una breve parentesi su una questione sociale di grande rilievo a Venezia. Mentre la scena dilaga, il retroscena si restringe e i residenti si sentono frustrati per il fatto che la loro vita privata e le loro proprietà vengono erose dalle pressioni turistiche (Zanini 2017, p. 166). La gentrificazione si traduce nella trasformazione delle aree urbane in mercati esclusivi che proliferano di luoghi di intrattenimento e turismo (ibidem). Questo spostamento ha arricchito la scena, aumentando il tenore di vita, la convenienza e il valore degli immobili, ma ha anche allontanato i residenti verso luoghi più accessibili, lasciando dietro di sé un numero sproporzionatamente alto di case sfitte riadattate per attività turistiche, comprese le seconde case e gli immobili di proprietà di non residenti (ibidem., pp. 170-172). Possiamo vedere questo conflitto manifestarsi attraverso comunicazioni informali nel paesaggio linguistico.


Queste tensioni rispecchiano la lotta in corso tra la conservazione di spazi privati e comunitari e la soddisfazione delle richieste di interessi commerciali e di sviluppo. Il paesaggio di una città richiede una personalizzazione che tenga conto della dimensione collaborativa, ed enfatizza caratteristiche socio-culturali rispetto a una regolazione dall’alto. Il fatto di distinguere, nella nostra area di ricerca, due zone (una turistica, l’altra residenziale e veneziana) è un riconoscimento delle tensioni sociali che esistono in città, e un tentativo di osservarne l’impatto nel paesaggio linguistico. In altre parole, poiché i pubblici che interagiscono con i bancomat e le cabine elettriche sono diversi (anche se in alcuni punti si sovrappongono), quali differenze possiamo osservare tra i messaggi che attirano? Quali priorità diverse traspaiono?
Infine, va detto che non è nostra intenzione esagerare, presentando come una realtà che si impone ovunque l’uso in stile “bacheca di quartiere” delle cassette ENEL o l’uso intensivo dei bancomat come luoghi di messaggi dal basso verso l’alto. Per quanto riguarda i bancomat, due erano quasi completamente privi di adesivi – secondo noi perché collocati in zone più periferiche e meno visibili di Strada Nova, il che li priverebbe della funzione di luoghi per comunicazioni che cercano la massima visibilità. Per quanto riguarda le cassette ENEL, spiccano alcuni esempi interessanti di utilizzo alternativo: un’opera d’arte sbiadita di Blub, uno street artist del Nord Italia, e due collage che utilizzano figure di opere d’arte iconiche. Anche se si tratta di immagini interessanti, che potrebbero meritare una discussione approfondita a sé stante, sono comunque solo tre delle circa tre decine di cassette elettriche che abbiamo contato all’interno dell’insula: rappresentano dunque l’eccezione piuttosto che la regola. Per contro, venti cassette portavano avvisi di quartiere ancora riconoscibili (e potrebbero essercene ancora di più – non possiamo escludere che gli avvisi sulle altre siano stati strappati o rovinati dalle intemperie).

Conclusioni
In conclusione, esaminando le aree commerciale e residenziale, abbiamo cercato di evidenziare l’interazione dinamica e i contrasti tra le attività turistiche sulla scena e la vita locale nel retroscena. La nostra analisi ha mostrato che i bancomat e le cassette ENEL fungono da bacheche che attraggono messaggi dal basso verso l’alto, mostrando la voce della comunità, ma sono spesso utilizzati in modi diversi, a seconda del pubblico a cui si rivolgono. Le cassette ENEL in genere sono state usate per messaggi relativi alla vita quotidiana e al lavoro degli abitanti del luogo. I bancomat, invece, sono stati spesso utilizzati come bacheche di grande impatto per dichiarazioni che cercavano un pubblico più ampio grazie al via vai dei turisti, tra cui affermazioni politiche, proteste e promozione di attività commerciali.
Bibliografia
Goffman, E. (1956). The Presentation of Self in Everyday Life. University of Edinburgh, Social Sciences Research Centre; trad. it. La vita quotidiana come rappresentazione, trad. di Margherita Ciacci, Il Mulino, Bologna 1969.
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Lefebvre, H. (1996 [1967]) The Right to the City e Theses on the City, the Urban and Planning, in Id., Writing on Cities, ed. by E. Kofman, E. Lebas, Blackwell, Oxford, pp. 147-159 e 177-184; in italiano si può vedere Id., Il diritto alla città, trad. di Francesco Pardi, Moizzi, Milano 1972.
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Radović, V. (2020). The Skyscraper and Public Space: An Uneasy History and the Capacity for Radical Reinvention. In Companion to Public Space, ed. by V. Mehta, D. Palazzo, Routledge Taylor & Francis Group, London-New York, pp. 309-319). https://doi.org/10.4324/9781351002189-24
Romanelli, G. (1988). Venezia Ottocento. L’architettura, l’urbanistica. Albrizzi, Venezia.
Urry, J. (1990). The Tourist Gaze: Leisure and Travel in Contemporary Societies. Sage, London.
Wang, C., Wang, Y., Edelheim, J. R., Zhou, J. (2024). Tourism Commercialisation and the Frontstage-Backstage Metaphor in Intangible Cultural Heritage Tourism, in “Tourist Studies”, 24 (3), pp. 246-265. https://doi.org/10.1177/14687976241251514
Zanini, S. (2017). Tourism Pressures and Depopulation in Cannaregio: Effects of Mass Tourism on Venetian Cultural Heritage, in “Journal of Cultural Heritage Management and Sustainable Development”, 7 (2), pp. 164-178. https://doi.org/10.1108/JCHMSD-06-2016-0036
卢德平 (Lu, D.P.). (2023). 城市空间的语言表征 (Language Representation of the City Space)[Seminar]. Bilibili Live Streaming (ID: 22327813). URL: https://www.bilibili.com/video/BV1vC4y1M72E/?spm_id_from=333.999.0.0
Nota. Titolo originale Cash & Power – Informal use of infrastructure in Santissimi Apostoli, Venice, pubblicato il 20 agosto 2024 sul sito Imperial & Global Forum. Traduzione a cura di altrochemestre.
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