
Occupare un edificio abbandonato a Mestre. Collettivi e attività, arte e libri, freestyle rap. Pratiche e immaginario di un gruppo di ventenni nelle parole di tre giovani del Laboratorio Climatico Pandora.
Nota. Il 9 dicembre 2024 Altrochemestre ha intervistato Maria, Sebastiano e Valentina, del Laboratorio Climatico Pandora, nell’ex edificio adibito al CUP dell’ex ospedale di Mestre Umberto I. Abbandonato da parecchi anni, è occupato dal novembre 2021. Per un disguido dovuto allo scambio di whatsapp, l’intervista è cominciata con Maria e Valentina, Sebastiano è arrivato un po’ più tardi, quando Valentina doveva andare via. Ci siamo trovati in una stanzetta a pianterreno, mentre nella sala si svolgeva un’assemblea di ragazze e ragazzi perlopiù delle scuole superiori. Era una giornata fredda, nelle stanze non c’è riscaldamento; da quanto ci hanno detto, le due stufette elettriche nella sala più grande vengono accese in caso di eventi pubblici.
Acm Potete raccontare la storia di questo spazio occupato? Chi, con chi, come, dove, quando…
Maria e Valentina E perché.
Acm Giusto, e perché.
Valentina Io sono Valentina, faccio parte del Laboratorio climatico Pandora. Pandora nasce dall’esperienza di LoCo, Laboratorio Occupato Contemporaneo, collettivo nato con l’occupazione di uno stabile in via Piave, una ex Galleria d’arte contemporanea, dove adesso c’è il bistrot Grand Central, che nasceva a sua volta da una campagna alla quale noi abbiamo aderito, che è Occupy Degrado. Cosa fa Occupy Degrado? Cerca di smontare quella narrazione per cui il “degrado” di questa città sono le persone che stanno per strada, i luoghi da recuperare che secondo alcuni andrebbero buttati giù, le abitazioni date a persone straniere. Volevamo denunciare un modello di amministrazione che continua a esserci, sette anni dopo. L’occupazione di questo spazio usa infatti le stesse parole, assieme ad altre di nuove. Volevamo spostare il focus da quello che era indicato come il problema, che in realtà è la conseguenza di quello che invece è il problema, e cioè l’amministrazione che abbandona persone e luoghi lasciando le case sfitte o, come qui nell’area dell’ex Umberto I, lasciando padiglioni cadere a pezzi e che è più semplice buttare giù che ristrutturare per funzioni pubbliche; volevamo denunciare questa cosa e nello stesso tempo dare una prospettiva diversa: se il Comune non fa sì che questi posti si aprano e prendano vita, lo facciamo noi. È solo così che si può togliere il cosiddetto degrado, parola tra l’altro su cui noi di Pandora ci stiamo tuttora interrogando per il modo in cui viene usata in questa città, totalmente al di fuori della nostra concezione. Per tornare all’occupazione in via Piave, durò dal 2014 al 2018, e in quel periodo LoCo diventa la sede non solo del nostro collettivo ma anche del Coordinamento Studenti Medi, che ha sede oggi qui al Pandora.

Acm È lì che vi conoscete?
Valentina Ci conoscevamo già da prima, è stata un’esperienza vissuta assieme. LoCo nasce da studenti e studentesse del Coordinamento Studenti Medi o che l’avevano lasciato da poco avendo terminato le scuole superiori. Io ero ancora alle Medie, entro a far parte del LoCo nel 2016, là conosco tramite il Coordinamento studenti medi e il Collettivo della mia scuola, che era il Liceo Artistico del Marco Polo e nel quale c’era anche Sebastiano (che sta arrivando); io abitavo e abito tuttora alla Gazzera; gli studenti vengono dalle scuole superiori di Venezia e Mestre, ma anche da fuori, da Jesolo, dalla Riviera… anche da Castelfranco.
Maria Io sono arrivata alla fine del 2018, quando LoCo era già stato sgomberato, andavo ancora a scuola, frequentavo il coordinamento degli studenti, facevo il Tommaseo a Venezia, stavo a Venezia e a Marghera, e finite le superiori ho continuato a frequentare lo spazio del Collettivo, uno spazio in cui si parlasse di comunità e di cura collettiva e non di individualismo, di menefreghismo. Poi c’è stata l’occupazione qua, nel 2021. All’epoca ci chiamavamo ancora LoCo, ma quando è stato occupato questo posto abbiamo sentito il bisogno di dare un nuovo nome a questo posto e a noi. Noi siamo Pandora; il Coordinamento continua a occuparsi di temi legati alla scuola; a Pandora c’è gente che continua a studiare e altra che lavora. Siamo ventenni, tra i venti e trenta diciamo; le ragazze e i ragazzi che vedi oggi sono studenti delle superiori.
Acm Perché avete scelto questo spazio?
Maria Abbiamo scelto questo spazio, ex Cup dell’Ospedale Umberto I, perché assieme all’ex ospedale fa parte di questa maxi zona lasciata in abbandono. Per noi degrado è una parola che viene usata male, noi vogliamo usarla, però per noi il degrado è l’abbandono, l’abbandono delle spazio e delle persone; avere uno spazio in centro a Mestre completamente abbandonato e lasciato all’incuria, con i pannelli tutto attorno perché nessuno lo veda e che ogni tanto vengono giù e rimessi su alla bell’e meglio, per me questo è degrado… una persona che dorme per strada per me è degrado, ma lo è perché vuol dire che a nessuno frega niente che c’è una persona che rischia di morire di freddo; il degrado non è una persona un po’ sporca che vive in mezzo alla strada, quando potrebbe essere seduta nella sua casa con la sua famiglia, i suoi sogni e le sue aspirazioni…
Acm E così avete occupato.
Valentina Una mattina abbiamo trovato una porta aperta… siamo entrati e da allora siamo rimasti qua e non siamo più usciti; abbiamo dormito dentro un paio di settimane, poi abbiamo smesso di dormire dentro perché è dura, col freddo… la mattina dopo la prima notte siamo andati sotto il municipio di Mestre per chiedere un tavolo di lavoro e di discussione con l’amministrazione, che non ci ha mai parlato; dopo due giorni è arrivata una richiesta di sgombero formale, che non è mai stata attivata.
Maria E che rimane come una spada di Damocle sopra la testa di chi in questa città cerca di attivarsi… Una delle cose che ricordo con più calore del primo periodo dell’occupazione non è la temperatura… bensì i vicini che passavano, in quei giorni, visto anche il freddo che faceva qui dentro stavamo più che altro fuori per prendere un po’ di caldo e soprattutto per guardarci un po’ attorno, è stato bellissimo vedere come moltissimi vicini, anche persone in là con l’età, si fermassero e dicessero: “Che bello, questo posto è rimasto chiuso per dieci anni”… C’erano signore di una certa età che passavano davanti e ci dicevano: “Bravi fioi! Grazie!”. Il fatto che questo posto non rimanesse il buco nero di Mestre era davvero una necessità della gente che abita attorno… vedere una strada viva, vedere ragazze e ragazzi che fanno un’assemblea o dei graffiti… Da due anni ormai facciamo la Graffiti Jam, in cui abbiamo dipinto tutti i murales lungo la strada, ogni tanto quando siamo in grado di organizzarla chiamiamo un po’ di writers in giro per la città – gente che lo fa da anni o ragazzi che stanno iniziando adesso –, è bello dare la possibilità di fare questo tipo di iniziativa in città, al di là della bellezza di una strada decorata… Una persona passa per la strada e vede i writers che dipingono, un banchetto per prendere qualcosa da mangiare o da bere; ogni tanto mettiamo un palco e chiamiamo ragazzi a cantare… musica, socialità al di là della logica del denaro, noi non ci guadagniamo niente in termini economici, sia chiaro, e non è quello l’obiettivo per altro; è bello avere un posto in città in cui non serve pagare un euro per il caffè o i tre euro per lo spritz per sentire musica, vederci e fare quattro ciàcole…
Maria. In tre anni abbiamo fatto un sacco di cose, le due iniziative di Graffiti Jam, ogni anno la Festa dell’arte, organizzata soprattutto dal Coordinamento Studenti Medi, due anni fa si chiamava Le mostre della laguna, l’ultima si chiama RestArt, facciamo iniziative legate alla vita e alla socialità di quartiere, facciamo azioni di rivendicazione e di denuncia in città…
Valentina Oggi ci troviamo per organizzarci per una prima uscita, abbiamo raccolto generi di prima necessità per le persone senza fissa dimora, alcune e alcuni di noi usciranno in strada, sempre come cittadine e cittadini, a portare bevande calde, coperte alle persone che dormono per strada; è una cosa che noi non abbiamo mai fatto, abbiamo preso contatto con persone che l’avevano già fatta negli anni passati con la cooperativa Caracol a Marghera nei primi anni duemila con il progetto “piano freddo”.

A questo punto, come ci aveva preavvisato, Valentina deve lasciarci, e arriva Sebastiano; l’intervista perciò continua con Sebastiano e con Maria.
Sebastiano Maria e Valentina avranno raccontato come nasce questa occupazione… Fin dall’inizio questo è stato un posto in cui trovarci, sentivamo la necessità di avere una casa, di poter stare assieme in un luogo che non fosse il bar dove dover consumare per rimanere, un posto anche di cui prenderci cura. In un periodo in cui non sapevamo dove andare ci trovavamo nella corte interna dell’M9, ci hanno fatto storie che se ci trovavamo là per le assemblee dovevamo pagare un affitto, dicevano “questo spazio è aperto perché è zona di passaggio, però non ci si può stare”, e noi dicevamo: “siamo gli unici trenta ragazzi giovani che vedete passare qua davanti e gli volete chiedere l’affitto?”, la corte interna all’M9 è comoda perché è coperta, trovarci al parco si può ma sei sempre con un punto di domanda se piove eccetera… dopodiché è stato occupato qua. C’era stato un tentativo di occupazione nel 2018, ma all’epoca dopo sedici ore era già arrivata la polizia per lo sgombero. Avevamo trovato una sede in affitto in riviera XX settembre qui vicino, ma la spesa era insostenibile, noi non abbiamo introiti; poi c’è stata la pausa della pandemia, e nel 2021 abbiamo riavuto la possibilità di incontrarci e di parlarci, avevamo sempre pensato a riaprire spazi abbandonati, creare spazi in cui stare assieme, creare idee.
Acm Il nome Pandora?
Maria Un pianeta ribelle…
Sebastiano C’è un richiamo al vaso di Pandora sul cui fondo sta la speranza… Ma c’è un film recente, Avatar, in cui esplorazioni planetarie scoprono un pianeta pieno di minerali rari, vengono mandati battaglioni per estrarre questo materiale e portarlo sulla Terra, ma la popolazione locale, che vive a contatto con la natura, si difende. Questo pianeta si chiama Pandora.
Acm Cose fatte in questi anni?
Sebastiano Proprio stasera abbiamo il nostro appuntamento settimanale, da un anno e mezzo ogni lunedì c’è un gruppo di ragazze e ragazzi che si trova a cantare, è una forma di canto legato al mondo del rap (freestyle rap), si tratta di una improvvisazione di rime sfidandosi uno contro l’altro; siamo partiti in venti “alle piramidi” al parco della Bissuola, e infatti si chiama Piramidi freestyle cypher, e un po’ alla volta tra persone che si sfidano a rime e persone che si godono il contesto della situazione, siamo arrivati a 100, 150 persone. Tutti i lunedì sera questi ragazzi e ragazze si trovavano al parco della Bissuola, naturalmente durante l’inverno non era possibile, e allora noi ci siamo messi a disposizione del progetto, un po’ perché quella è la musica che ascoltiamo, un po’ perché il Graffiti Jam è legato al mondo del rap, dell’hip hop, della break dance, dello scratching (mettere su musica con il vinile), questo è il contesto in cui siamo cresciuti e cresciute tutti e tutte. L’idea è un po’ quella dell’allenamento: ci sono le battles, che sono gli eventi veri e propri in cui ci si sfida in cui uno vince, ce ne sono quasi tutti i week end in giro per l’Italia, e poi ci sono appuntamenti settimanali, come un ritrovo, anche se c’è sempre un po’ di agonismo, però si buttano anche persone che non l’hanno mai fatto, la differenza è come tra allenamento e partita nello sport… Ci sono molte modalità, puoi aver un minuto a disposizione, oppure devi adottare un quattro quarti o un tre quarti, in altri casi una giuria detta un argomento o una situazione… insomma noi li ospitiamo ogni lunedì alle nove di sera: sono della nostra età grosso modo, dai 20 ai 25 anni. In questo modo via Antonio da Mestre, abbandonata da anni, ha una luce in più, possiamo dire.
Maria C’è la battle in cui uno vince, ed è una sfida, e poi c’è il cypher, dove si mettono in cerchio, ed è un allenamento, uno dopo l’altro si esercitano.
Acm In che lingua si svolge questo allenamento?
Sebastiano In italiano, poi c’è chi viene dal Sud America e mescola lo spagnolo per esempio.
Acm Maschi…
Sebastiano Soprattutto maschi. E spesso anche con un linguaggio maschilista, solo da un po’ si stanno aprendo spazi per qualche ragazza, con tutta le difficoltà del caso perché il rap, come del resto la società più in generale, è maschilista.
Acm Ci sono tensioni?
Maria Sì, però fanno parte del gioco secondo me, all’interno di Pandora è uno di quei momenti in cui emergono di più le contraddizioni… anche se ci sono espressioni che non condivido perché si rifanno al patriarcato e alla violenza di genere ciò non toglie che non sia una forma d’arte molto bella. A dire il vero io il rap non lo ascolto neanche tanto ma penso che sia bello contaminarsi a vicenda, non so come dire… mi piace vedere le ragazze e i ragazzi che lo ascoltano, che lo fanno, che cantano… Loro conoscono Pandora, si guardano attorno, e noi facciamo la stessa cosa con loro; il punto è discutere e cercare di ridurre le distanze.
Sebastiano Sono cose che esisterebbero lo stesso, se possiamo ospitare e aiutare è comunque una forma di vita in città; soprattutto per quanto riguarda il patriarcato e il machismo, che sono cose che permeano la società… la cultura hip hop è intrisa di questo linguaggio… Importante, credo, che facciano questo tipo di eventi in un contesto come Pandora che cerca di andare oltre quello che è stato fino ad adesso, e di porre domande; noi diciamo: la cultura hip hop fino adesso è stata così, a parte che ci sono molti esempi di una cultura hip hop diversa, ma creare momenti di incontro tra questi mondi ci dà la possibilità di parlare di queste tematiche, se ci chiudessimo convinti di avere la verità in tasca, saremmo in tre ad avere la verità in tasca.
Acm Altri gruppi con cui collaborate?
Sebastiano Abbiamo fatto incontri con Giuristi democratici, con il gruppo No inceneritore (a cui aderiamo), abbiamo ospitato l’Anpi, presentazioni di libri (sono venuti per esempio Maurizio Dianese e Gianfranco Bettin a presentare La tigre e i gelidi mostri), abbiamo dato una mano alle mobilitazioni a sostegno del popolo palestinese, ci mobilitiamo sulla questione transfemminista e contro il patriarcato; forse la realtà con cui abbiamo collaborato di più negli ultimi anni è la rete Riprendiamoci la città, a cui aderiscono molte associazioni cittadine, lo facciamo fin dalla prima grande manifestazione che abbiamo fatto e che si chiamava appunto Riprendiamoci la città, cerchiamo di promuovere una discussione pubblica… La cosa che a me piace di più è mescolare, cerchiamo di non lavorare a compartimenti stagni… Siamo consapevoli che il primo grande nemico contro cui lottiamo è l’individualismo con cui cresciamo.
Maria Noi siamo dei giovani che abitano in città, ventenni, dai sedici-diciassette anni… vogliamo vivere in una città che ci piace, le iniziative che a cui diamo vita – manifestazione corteo presidio assemblea – servono appunto a questo.
Sebastiano RestArt è un momento in cui le ragazze e i ragazzi delle scuole possono esprimersi, dalla musica alla fotografia, arte, disegni, danza, lo facciamo agli inizi dell’estate: è stata pensata come una giornata contro la guerra, senza pretesa di fermare la guerra una pratica come questa è uno dei tanti modi per seminare anticorpi alla guerra, la socialità che proviamo a costruire anche in un piccolo evento come quello fa da anticorpo alla guerra…
Acm Vi definireste un gruppo cittadino?
Sebastiano La questione cittadina per noi è fondamentale, penso all’occupazione degli spazi abbandonati, alla creazione di spazi in città per i giovani e non solo, facciamo attenzione alle dinamiche che avvengono in città e agire di conseguenza, lo facciamo anche quando parliamo del clima ma non in astratto, parliamo dell’inceneritore; se parliamo di transfemminismo non parliamo in generale, ma del fatto che ci vorrebbero più consultori sul territorio, o che il Comune potrebbe organizzare degli approfondimenti contro la violenza di genere invece che ospitare Adinolfi al Candiani…[1]. All’interno del tessuto cittadino ci uniamo spesso a iniziative promosse dal centro sociale Rivolta, che pensiamo essere un luogo importante per la città tutta.
Maria Un’iniziativa che abbiamo fatto è il muro di domande che abbiamo realizzato tra Coin e piazzale Cialdini; dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin[2] abbiamo organizzato una serie di assemblee e un grande corteo. Eravamo piene di rabbia e avevamo bisogno di fare qualcosa, di lasciare un segno in città, abbiamo elaborato assieme una serie di domande e le abbiamo scritte su di un muro.

Sebastiano La questione sicurezza è molto sentita in città, perché è reale; la questione vera è come affrontarla, se la si vuole risolvere dicendo “triplichiamo la polizia”, sono i poliziotti stessi a dire non avremo mai personale per coprire ogni angolo, ogni strada; quello che manca è la prevenzione, e soprattutto bisogna smettere di trasformare questioni sociali in questioni di ordine pubblico, smettere di trattare la povertà, la tossicodipendenza e l’immigrazione come problemi di ordine pubblico e non realtà da affrontare con politiche sociali, dai finanziamenti ai servizi a interventi urbani. Per esempio uno spazio abbandonato come questo può rivivere.
Acm Avete qualcosa di cui non abbiamo parlato e che ci tenete venga conosciuta?
Sebastiano Avrete già parlato, credo, della morte di Jack[3]… Jack faceva parte di Pandora, per noi il suo omicidio ha confermato i temi che già proponevamo: da subito ci siamo mobilitati perché non fosse strumentalizzato per spargere altro odio, ma invece ribadire la nostra posizione e le nostre richieste, da un lato nei confronti del Comune per le cose che non fa in termini di riqualificazione urbana e di politiche sociali e di servizi, e da un altro lato perché la cittadinanza si riappropri della città, perché la città sia più viva. La rete di Riprendiamoci la città, il fatto di stare in strada e conoscere la città ha anche questo come obiettivo: provare un modo diverso di vivere la città, basato su partecipazione e solidarietà.

Maria Due giorni dopo l’omicidio di Jack, il sindaco Brugnaro, a proposito della persona che aveva accoltellato Jack ha detto: secondo voi, una persona che si è comportata così merita l’aiuto dei servizi? A me questa cosa è rimasta qua, e ho bisogno di dirlo, di dire che un sindaco non può amministrare una città facendo vedere quante sono cattive determinate persone e quanto sono buone tutte le altre.
Sebastiano Sì, quello che abbiamo cercato di fare dopo l’omicidio di Jack è guardare al fenomeno sociale e non al caso singolo, e porci il problema di come, al posto di continuare a marginalizzare e di escludere, mettere in atto progetti e servizi che portino le persone ad avere la possibilità di vivere dignitosamente.
Maria Se sono le persone in strada e le persone marginalizzate il problema, allora è già una sconfitta; se la soluzione sono militari con il mitra in strada, è una sconfitta, non è una soluzione nei confronti di gente che non ha casa, ha problemi di tossicodipendenza, non ha un lavoro sicuro o non ha una rete sociale di appoggio. Il fatto che la morte di Jack abbia avuto tutta questa risonanza deriva dal fatto che Jack aveva una rete di persone che lo conoscevano e che gli volevano bene. Ma la maggior parte delle persone che vengono accoltellate e muoiono in strada non hanno nessuno che li aspettava a casa alla sera.
Sebastiano Tre giorni dopo la morte di Jack, a Mestre è morto un ragazzo di trent’anni, non si capisce, tra suicidio, overdose In una capitale di morti per eroina com’è Mestre, di vite sacrificate a un modello sbagliato di gestione di un problema sociale, un modello che non funziona e non funziona da anni, ce ne sono state e ce ne sono tante; gli sforzi che stiamo facendo sono per distruggere un tipo di narrazione che promuove la guerra tra poveri invece di chiedersi quale risposta collettiva si possa dare; chi amministra una città ha una responsabilità e tutta una serie di strumenti per intervenire, ma ovviamente è molto più facile scaricare la colpa su qualcuno o indicare come soluzione la repressione, la criminalizzazione di alcuni fenomeni. In generale la militarizzazione, il proibizionismo, che come sappiamo per esperienza non offrono soluzioni: aiutare chi sta peggio significa insomma creare un contesto sociale che aiuta tutta la città. Questo è l’unico modo concreto per affrontare la situazione.
Acm Iniziative in cantiere?
Sebastiano. Lunedì prossimo siamo molto contenti di ospitare la presentazione del libro Palude Venezia[4] con alcuni giornalisti de La Nuova Venezia, e poi stiamo pensando a una iniziativa per scambiarci gli auguri per le feste, tra di noi e con il vicinato, musica, vin brulé… E poi ogni settimana, il giovedì abbiamo l’assemblea.
Maria. Nella prossima assemblea parleremo del progetto di raccolta di cui parlava Valentina, per il progetto Riprendiamoci la notte, e cioè per la distribuzione di coperte, tè caldo, caffè a chi vive in strada; stiamo facendo un volantinaggio al mercato, ci sono molti centri di raccolta in tutta la città.

Nota. Tutte le immagini sono di Laboratorio Climatico Pandora, che ringraziamo per la disponibilità.
[1] Il 3 febbraio 2023 Mario Adinolfi presentò al Centro culturale Candiani a Mestre il suo libro Contro l’aborto. Con le 17 regole per vivere felici, youcanprint, Lecce 2023; Pandora partecipò alle proteste.
[2] L’uccisione di Giulia Cecchettin (2001-2023), studentessa all’Università di Padova, a opera dell’ex fidanzato ha dato vita a un vasto cordoglio e a molte manifestazioni contro il femminicidio.
[3] Giacomo “Jack” Gobbato, giovane uomo di 26 anni, fu ucciso con una coltellata mentre con Sebastiano cercava di difendere una donna da una rapina, a Mestre il 20 settembre 2024. Rimandiamo anche al reportage di Marco De Vidi, per la rivista “Internazionale”, pubblicato online il 1 ottobre 2024.
[4] Palude Venezia. Tangenti, interessi e affari: l’inchiesta che travolge la Serenissima negli atti d’accusa, a cura di Paolo Cagnan, Luca Traini, Nord Est Multimedia, Venezia 2024.
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