
Il 30 dicembre 1847 Nicolò Tommaseo tenne all’Ateneo Veneto, a Venezia, un discorso sulla libertà di stampa e di espressione. Un paio di settimane dopo fu arrestato dalle autorità austriache. Proponiamo oggi un brano di questo discorso, con due modifiche segnalate in nota, pensando all’annullamento da parte dello stesso Ateneo Veneto di una conferenza pubblica di Amnesty International, il 9 gennaio 2025.
Dico dunque che alla più sana parte della legge censoria, noi (parlo dei più tra gli scriventi) non abbiamo saputo obbedire. Poiché la legge austriaca fin dal 1815 porta stampate queste parole: “Opere nelle quali si prende ad esaminare l’amministrazione dello Stato in generale o nei suoi singoli rami, a scoprire dei difetti od errori, a proporre dei miglioramenti, ad indicare dei mezzi, onde ottenere dei vantaggi, a svelare degli avvenimenti passati, ecc.; non deggiono essere, senz’altro plausibile motivo, proibite, se anche le massime o idee dell’autore non fossero quelle dell’Ateneo Veneto o di qualsivoglia rinomata istituzione”[1]. Non dice la legge opere sulle quali s’accenna; dice nelle quali si prende ad esaminare, intendendo esser lecito a’ privati anzi talvolta debito esaminare gli atti dei governanti, intendendo che se l’esame è permesso, molto più il desiderio, il dubbio, l’accenno, purché con dignità e con prudenza. Non vuole la legge che prudenza da dignità sia disgiunta, quasi per condannare come indegna d’uomini non servi e oltraggiosa al governante, oltraggiosa più dello stesso disubbidire, quella prudenza fiacca e traditrice che dissimula il vero, che lo rivolge in parole di nessuno od abbietto significato; che par che dica al popolo: Tu non sei degno di conoscere i piani di quelli che tu eleggi[2], né i tuoi vantaggi, né gli urgenti pericoli tuoi.
Non contento di ciò, quasi per farci animo, segue il legislatore dicendo: a scoprire difetti ed errori. Difetti nelle parti, difetti nel tutto: errori nel principio, errori nell’esecuzione: errori e difetti nei capi dell’amministrazione, errori e difetti negli uffiziali minori: tutto codesto è permesso scoprire, se coperto, purché facciasi con prudenza e dignità, cioè senza né viltà d’odio né viltà di paura.
Non farò dunque maraviglia che la legge soggiunga, potere ogni uomo privato, non solo proporre miglioramenti nelle cose pubbliche, ma anche svelare avvenimenti passati: dalle quali parole è aperto il campo della storia antica e recente: aperti gli archivi, senza eccezione né di secolo, né di noi, né di soggetti […]. Perché la vita civile è una educazione mutua, nella quale e governanti e governati abbisognano di continuo ammaestramento ed aiuto. […] Or gli Stati periscono e le nazioni cadono, non tanto per il sovrapporsi delle leggi non buone, quanto per lo illanguidire delle consuetudini buone.
Nota. Il testo del discorso di Tommaseo in Alberto Errera, Cesare Finzi, La vita e i tempi di Daniele Manin (1804-1848), Giuseppe Antonelli, Venezia 1872, pp. 63-77 (disponibile online in googlebooks).
L’immagine di apertura è generata da ChatGPT: Niccolò Tommaseo parla a un pubblico a Venezia, sullo sfondo uno schermo con città bombardate.
Riepiloghiamo quanto accaduto. L’Ateneo Veneto aveva concesso per il 9 gennaio 2025 alle ore 18 una sala ad Amnesty International per la presentazione del rapporto annuale Ti senti come se fossi un subumano. Il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza.
Il 1 gennaio 2025 “Pagine ebraiche-Moked”, “portale dell’ebraismo italiano”, dà notizia del “vivo rammarico” espresso da Dario Calimani, presidente della Comunità ebraica di Venezia, in una lettera inviata ad Antonella Maragaggia, presidente dell’Ateneo Veneto, con cui accusava l’iniziativa di “fare propaganda demagogica di tipo terzomondista con un linguaggio che è quello della tifoseria, senza preoccuparsi di proporre uno sguardo storico complessivo a una tragedia che coinvolge tutti gli attori sulla scena”; quanto ad Amnesty International, “ha sempre tenuto una posizione ben precisa, e da quella posizione continua a ergersi per fomentare altro odio con un linguaggio che non è certo quello dei fautori di giustizia e di pace”. Alla presidente dell’Ateneo, che si era difesa dicendo di essersi limitata a concedere uno spazio, Calimani replica che facendo così “il rischio è che ogni argomento appaia accettabile. Ma non può essere così”(https://moked.it/blog/2025/01/01/venezia-comunita-ebraica-contro-ateneo-veneto-per-evento-su-genocidio/).
Il 7 gennaio 2025 la Presidenza dell’Ateneo annulla l’incontro dichiarando di aver ricevuto “informazioni che paventano la possibilità di interventi esterni che potrebbero turbare il sereno e corretto svolgimento dell’evento” (https://ateneoveneto.org/it/amnesty-international-annullato/).
Amnesty International Italia, per bocca del suo portavoce Riccardo Noury, esprime profondo rammarico “per non aver potuto presentare, nella più importante e antica istituzione culturale di Venezia, un rapporto di ricerca su un tema all’esame della Corte internazionale di giustizia e sul quale già si sono pronunciati esperti delle Nazioni Unite e altre organizzazioni non governative sui diritti umani”, e conferma comunque l’appuntamento, “sempre a Venezia il 9 gennaio, in altra sede” (https://www.amnesty.it/venezia-rammarico-per-il-ritiro-della-concessione-di-una-sala-per-la-presentazione-del-rapporto-sul-genocidio-israeliano-a-).
Nella stampa cittadina dell’8 gennaio Riccardo Noury dichiara di aver chiesto l’ospitalità di altre sedi, e che “la disponibilità di M9, nel corso della giornata, è misteriosamente sparita” (Camilla Gargioni, Giacomo Costa, Ateneo sfratta l’incontro di Amnesty. Rischio infiltrati, temiamo danni, “La Nuova di Venezia e Mestre”, 8 gennaio 2025, p. 18); secondo un articolo de “Il Gazzettino” M9 non ha dato la sua disponibilità “perché la sala a disposizione è stata ritenuta troppo piccola” (Marta Gasparon, “Genocidio a Gaza”, annullato l’incontro contestato dagli ebrei, “Il Gazzettino”, 8 gennaio 2025, p. 18).
Nella serata dell’8 gennaio viene diffusa una locandina, con il simbolo di Ca’ Foscari, in cui si informa che il Comitato guerra e pace di Ca’ Foscari avrebbe tenuto un proprio incontro l’indomani alle 17 nell’aula magna “Cazzavillan” a San Giobbe, in cui avrebbe ospitato Amnesty International perché potesse esporre il proprio rapporto “sulla campagna militare israeliana a Gaza” (Camilla Gargioni, Cambia la locandina dell’incontro, tolta la parola genocidio. Ca’ Foscari ospiterà Amnesty. Iniziativa presa dai professori, “La Nuova di Venezia e Mestre”, 9 gennaio 2025, p. 18; Marta Gasparon, Report sul “genocidio” con polemica: l’incontro Amnesty va a Ca’ Foscari, “Il Gazzettino”, 9 gennaio 2025, p. 13). L’incontro si è tenuto con una grande presenza di pubblico, 340 posti a sedere nell’aula magna, altri hanno seguito in streaming (Lorenzo Miozzo, Amnesty, in 500 all’incontro della polemica, “Il Gazzettino”, 10 gennaio 2025, p. VI); tra gli organizzatori, Duccio Basosi ha sottolineato l’importanza del rapporto, “documento drammatico, impegnativo e costruito con serietà”, mentre Vanni Pettinà ha sottolineato l’intento di assicurare “uno spazio di discussione su un documento che merita di essere preso in considerazione e commentato” (Costanza Valdina, Il dibattito nell’auditorium di San Giobbe. Oltre trecento persone per Amnesty. Tolta dal titolo la parola genocidio, “La Nuova di Venezia e Mestre”, 10 gennaio 2025, p. 18).
In una intervista, Dario Calimani dichiara la sorpresa per “un’organizzazione di tipo unilaterale” (“un tifo unilaterale”), senza contraddittorio, che non tiene conto “che è in corso un conflitto armato e men che meno di ciò che è successo il 7 ottobre”, e precisa che la comunità ebraica “non ha mai voluto silenziare nessuna voce, ha solo chiesto che ci fossero più punti di vista” (Il presidente della Comunità ebraica veneziana Dario Calimani contro l’associazione internazionale. “È mancato il confronto di più voci”, “La Nuova di Venezia e di Mestre”, 10 gennaio 2025, p. 18).
[1] Originale: “non fossero quelle del Governo”.
[2] Originale: “che par che dica al Principe: Tu non sei degno di conoscere il cuore di quelli che tu governi”.
È un genocidio e la comunità ebraica lo vuole nascondere