Un “accompagnatore turistico” e “guida ambientale escursionistica” parla del suo lavoro e di “turismo sostenibile” in kayak tra le barene con vecchi pescatori, girando in maschera a Venezia, facendo trekking alle Cinque Terre: tour su misura a seconda di budget, classe sociale e nazionalità. Intervista a cura di Giannarosa Vivian.
Mi puoi spiegare il tuo lavoro?
Nel mondo del turismo (cittadino-culturale-artistico) ci sono due diverse figure professionali, la guida e l’accompagnatore. La guida turistica fa attività di divulgazione storica e artistica, deve essere iscritta a un albo professionale. Il prossimo gennaio, dopo sette anni, ci sarà un bando per guida turistica, si calcola che sosterranno l’esame circa seimila persone. L’accompagnatore turistico invece, ed è questo il mio caso, lavora solo tramite agenzia, accompagna i turisti nei trasferimenti da un posto all’altro. Posso spiegare usi costumi e tradizioni locali, tipo Treviso è la città del radicchio, sant’Erasmo è famosa per i carciofi, ma non posso spiegare la storia del palazzo del Trecento o della basilica di San Marco.
Poi c’è il turismo in ambiente naturale che si divide in quello tecnico-sportivo per le guide alpine, le quali esercitano la loro professione con materiali alpinistici tipo corde ramponi chiodi picozze sci, e in quello di divulgazione ambientale-escursionistica per le guide ambientali escursionistiche (GAE) che possono utilizzare al massimo le ciaspole, tutto il resto no, e questo è il mio caso.
Puoi fare qualche esempio?
Io non posso proporre un’esperienza con più di due servizi, compreso il mio e un altro. Per esempio, non posso organizzare un giro in kayak in laguna con aperitivo perché sono più di due servizi, infatti sono tre: il noleggio del kayak, il mio lavoro di guida ambientale escursionistica, l’aperitivo in qualche locale. Se invece in montagna faccio una ciaspolata in un rifugio senza fermarsi in rifugio a mangiare, allora posso, ma non è competitivo sul mercato, perciò non lo organizzo.
Come organizzi il tuo lavoro? Quali sono i passaggi da seguire?
Per prima cosa devo conoscere delle agenzie che mi interessino, per cui vado alle fiere internazionali del turismo, a Rimini, a Parigi, una molto importante si tiene a Monaco di Baviera e Berlino. Dico: io so fare questo e questo. Mi sono fatto un sito. Con l’agenzia ci si allinea sul target del cliente, sul tipo di escursioni e sui luoghi di interesse comune. Loro mi vedono, e se l’agenzia rispecchia quello che io propongo si fa l’accordo. L’agenzia mi dice sì, il nostro target è fare uscite naturalistiche (il giro in kayak, uscite notturne in laguna a vedere i rapaci… io so che si va da autunno a primavera, in estate no). Io mi propongo all’agenzia per quello che so fare, propongo un territorio. Io sto promuovendo il territorio in maniera sostenibile. Porto la gente nelle malghe, nell’osteria in mezzo ai colli. Spiego ai turisti che la lingua con cui sono nato la uso, parlo anche in dialetto per farmi accogliere nei luoghi dove se entri normalmente non ti darebbero neanche un posto per sederti.
Quando firmi il contratto con l’agenzia che ti compra un pacchetto di esperienze, tu metti dei paletti. Dici: massimo tot persone, e fissi una durata temporale. Come GAE metto un tetto massimo di 15 partecipanti, di solito si va da 7 a 10 persone, poi sono fatti dell’agenzia se ci guadagna o no, a me non interessa, può esserci anche una persona sola.
A quel punto con l’agenzia parliamo di prezzi, si stabilisce la collaborazione. Io concedo il mio pacchetto di escursioni sulla fiducia, loro hanno la potenza economica e strutturale per proporlo al mercato. Come singolo non riuscirei mai a fare marketing, non potrei investire su Instagram o altri social. Invece le agenzie hanno a disposizione piattaforme, collegamenti con agenzie di tutto il mondo. Sono loro che vendono pacchetti di esperienze. Io do le date precise della mia disponibilità, di solito entro 72 ore loro mi rispondono: abbiamo gente o non abbiamo gente. Invece per i tour di più giorni il preavviso deve essere di uno o due mesi d’anticipo, così in caso di disdetta ho il tempo per cercare last minute qualche lavoretto e non stare a casa in piena stagione. Poi a fine anno in base a quanto ho lavorato, quanto e quando mi hanno pagato e se mi piace il pacchetto e l’agenzia, sta a me decidere chi mollare e chi tenere. Adesso siamo in novembre, già oggi le agenzie hanno il calendario completo del 2025, o almeno il 75%. Devi fare le tue proposte altrimenti ti fumi il lavoro, le agenzie si trovano altri. Diciamo che entro Natale dovresti chiudere il tuo calendario dell’anno dopo.
A parte Venezia, come vedi la situazione in Veneto dal punto di vista del turismo?
Sebbene siamo la regione che ha più turisti in tutta Italia – siamo sui 21 milioni di arrivi e 70 milioni di pernottamenti all’anno – non c’è sviluppo territoriale, mancano mezzi di trasporto e strutture ricettive. Basta pensare a Treviso. Per i turisti a Treviso c’è qualche hotel di livello, oppure b/b, oppure ville venete fuori città, ma queste sono strutture situate nella campagna che per arrivarci bisogna avere un mezzo di trasporto proprio. Come il Veneto, tutte le regioni italiane soffrono di una mancanza di infrastrutture che colleghino bene il paese. Sarebbe da citare l’esempio delle Cinque Terre: l’enorme affluenza turistica delle Cinque Terre è un successo (sostenibile ed ecologico) dato dal treno che passa quasi ogni 10 minuti portandoti a La Spezia e Genova con 4 milioni di turisti all’anno. Andare per le colline del prosecco è complicato. Per esempio io ho un business importante, ho creato il Prosecco Trek, una proposta un po’ diversa dalle solite, con anche delle bici, tutto sostenibile, ho molto successo, però faccio fatica a portare gente lì, o proporre pacchetti di più giorni, perché non ci sono strutture. Per le Dolomiti lo stesso, gli alberghi offrono un servizio scadente, non sono flessibili sull’orario: se io devo partire col gruppo alle sette di mattina, devono servirmi la colazione alle sei, non dalle otto in poi. Per esempio gli hotel delle Cinque Terre che hanno un turismo di escursionisti sono molto flessibili sugli orari e preparano pure il pranzo al sacco da ritirare ogni mattina prima di partire. Il nostro territorio offre Venezia, città d’arte, colline meravigliose e montagne uniche al mondo che però non sono ben collegate tra loro. Le agenzie non riescono a unire in un unico pacchetto questi luoghi apparentemente vicini ma scollegati.
E i turisti come rispondono a queste proposte?
Ora il turismo sta completamente cambiando, si sta trasformando in turismo esperienziale. La gente che viaggia non vuole più il turismo classico. Se si trova a Treviso, per esempio, vuole stare in un appartamento in centro, oppure in un castellino, una villa storica, un vecchio casale agricolo ristrutturato e da lì avere una persona che li accompagna anche semplicemente al mercato, andare per osterie, fare un giro in bici magari sulla Restera. Ti pagano tantissimo, però non c’è abbastanza organizzazione turistica.
Torniamo al tuo lavoro di guida ambientale escursionistica. L’agenzia turistica a cui è piaciuta la tua proposta ti affida un gruppo per un giorno, non per tour di più giorni. Adesso cosa succede?
Prendiamo un’uscita in kayak in laguna. Al Cavallino c’è un noleggio di kayak importante. Parto dalla piazza del Cavallino, faccio il giro dell’isola Falconera e mi perdo per i ghebi. C’è il pacchetto pensato apposta per l’estate, poi c’è lo stesso pacchetto per il tardo autunno, e uno per la tarda primavera. D’estate do appuntamento in piazza alle due del pomeriggio, cominciamo a conoscerci, consegno i giubbottini e le pagaie. Quando tutti sono arrivati faccio un briefing, spiego chi sono, in cosa consiste la mia professione, cosa andremo a fare. Partiamo in kayak, arriviamo a un punto di ristoro dove facciamo aperitivo e un giro a piedi della valle, poi torniamo indietro al punto di partenza verso le 18 o le 19. Grazie arrivederci. A volte lascio il mio bigliettino da visita, magari può succedere che ci si metta d’accordo per trovarci anche il giorno dopo per un altro giro in forma privata. Il pagamento va a giornata.
In che lingua parli di solito?
Dipende dall’agenzia. Io lavoro pochissimo con turisti italiani, di solito lavoro con gli stranieri. Francesi e americani sono il massimo, vanno forte, l’americano più di tutti. Mi è capitato di avere un gruppo plurilingue, in questo caso mi faccio pagare di più, nessuna guida lo fa, ma di solito il gruppo è monolingue.
Quanto studi per fare questi viaggi?
Tanto, però mai abbastanza. Devi conoscere già un po’ il luogo per saperti muovere, ma non basta. È un lavoro per il quale ci vuole capacità di improvvisazione, grande flessibilità, un buon bagaglio culturale personale, voglia di mettersi sempre alla prova, forte curiosità, saper stare con lo stesso gruppo anche per 8 giorni, stare attenti alle esigenze di tutti, magari ci sono degli anziani con le loro specifiche esigenze. I turisti te li devi coccolare a 360 gradi.
Ho accompagnato un gruppo di senatori francesi in giro per il Veneto a fare un’esperienza culturale. Un giorno solo per Vicenza, uno per Padova, un altro per Treviso con la guida turistica per ciascuna città, io ero sempre di accompagnamento. Si facevano esperienze gastronomiche, entravamo nei palazzi. Durante i trasferimenti parlo con loro, faccio domande sull’idea che hanno dell’Italia, gli stereotipi… Per esempio ti chiedono: il governo come sta andando? E con l’immigrazione? Quanto è il salario minimo? Con questo lavoro sei un tuttologo, e impari tanto.
Con chi lavori in questo periodo?
Di solito in inverno non si lavora, ma quest’inverno lavorerò per la prima volta con un’agenzia americana che ha varie sedi tra USA, Canada e agenzie turistiche partner in tutto il mondo. Sono entrato in contatto con loro agenti che la rappresentano in Italia, ormai ho rapporti personali. Tra pochi giorni accompagnerò in escursione alcuni referenti dell’agenzia per conoscersi. Tutto è cominciato quando a un’escursione che faccio in kayak in laguna nord di Venezia, esperienze più costose che si discostano dalla classica uscita, ha partecipato l’attuale referente del Veneto. Lei non si palesa, sembrava una turista come gli altri. Alla fine mi dice, sei bravo, sei di bella presenza. Da mesi cercava una guida. Io resto pacato, poi vedo che lei non mi prende per il culo (tanti si prendono le tue esperienze e poi le vendono ad altri) capisco che lei fa sul serio, mi darà lavoro per tutto il prossimo anno, ma è pericoloso impegnarsi tanto con una sola agenzia perché se ti tira il pacco tu resti senza lavoro essendo freelance in partita iva. Con questa agenzia americana saranno esperienze particolari fuori del mercato classico, le abbiamo costruite insieme. Prima di decidere ci siamo visti tante volte, io so anche che contatti ha. Loro lavorano in Italia nelle regioni come Toscana, Sardegna e altre da vent’anni nel settore extralberghiero e da cinque anni nel settore extralberghiero. Questo cambio di proposta turistica è dato dall’esigenza di adeguarsi al turismo esperienziale sempre più in voga. Agenzie grosse come questa leader del turismo incoming in Italia collabora con le istituzioni a livello regionale e nazionale, partecipa ai tavoli istituzionali. Questa agenzia americana lavora anche con clienti altospendenti, da Singapore a Hong Kong, in Australia, in tutti i posti dove c’è gente benestante. Trattano il turismo di lusso: affittano dimore storiche, castelli, naturalmente con l’obbligo di rispettare il regolamento italiano. Danno in affitto questi luoghi prestigiosi ai loro clienti, che possono essere due persone ricche, come quattro coppie di amici che vogliono fare una vacanza in un’isola della laguna di Venezia, o in una villa sui colli del prosecco. Queste persone scelgono una delle esperienze che l’agenzia propone in Veneto, una delle venti che ho creato io. Dicono: questa mi piace, facciamola. Arrivo io, coprirò tutto l’anno, lavorerò con altre due guide.
Quindi c’è un collegamento tra la disponibilità economica del cliente e l’offerta turistica…
Ci sono fasce di prezzo diverso che io devo studiarmi. Quell’agenzia che target ha? Ha un target medio? Bon, domanderò sette. Quell’altra ha un target di lusso? Domanderò dodici. Oggi quello che fa la differenza non è solo il luogo che fai visitare ma quanto fai pagare. Un esempio per tutti: la basilica di San Marco. La maggior parte dei turisti di giorno fa la coda, vede il mosaichino, vede l’iconostasi, poi esce. Questo vale per la classe media, quella che probabilmente si ferma a Venezia due giorni. Se invece proponi la visita della basilica di San Marco di notte, magari due clienti e una guida, li fai pagare tanto, e ti accendono la basilica solo per te. Ho accompagnato piccolissimi gruppi, massimo di 6-7 persone. Questo della basilica è un esempio, ma può essere una fornace a Murano… se fai una cosa che si discosta dal turismo di massa, funziona, e ovviamente la fai pagare di più. Mettiamo una coppia che alloggia al St. Regis, sul Canal Grande. Vengono a prenderli col taxi al pontile dell’albergo, e già solo di taxi cominci con 600-700 euro. Aggiungi la disponibilità giornaliera di chi li accompagna, e sono sui 300 euro. Io sto con loro tutto il giorno, li porto a Murano a vedere il lavoro del maestro vetraio… A Burano c’è la cooperativa della pesca storica. I pescatori ti spiegano le antiche tecniche di pesca in laguna, i te porta fora coa barca in laguna, i te fa védar come che se fasseva. I pescatori applicheranno la tariffa solita, cioè se ti chiedevano dieci sarà dieci, ma io devo star lì a tradurre in francese, quindi per il turista la spesa aumenterà. Per adesso portano in laguna solo italiani, ma proprio ieri agenti francesi chiedevano di farlo anche per turisti francesi.
In una escursione c’è una scaletta da rispettare?
La scaletta c’è sempre, ma può arrivare un desiderio imprevisto, per esempio la coppia che dicevamo prima decide di voler vedere anche la basilica di Torcello, e tu li porti. Fatti tu due conti. Noi non potremmo discostarci dal programma però per la soddisfazione del cliente lo facciamo… pochissimi fanno questa cosa di derogare dalla scaletta, ma con l’affermarsi del turismo esperienziale succede sempre più spesso.
Altri esempi di turismo esperienziale?
Una cosa per cui i clienti vanno matti è andare per le colline del prosecco, fare una camminatina, mangiare con la famiglia nella cantina sui colli. Ci sono turisti che vogliono imparare la lingua locale, imparare a cucinare il risotto, fare la pasta… Ci sono degli chef che hanno dei casali ristrutturati in mezzo al bosco sui colli, attrezzati con una bella cucina. Arrivano i piccoli gruppetti di turisti e lo chef gli insegna a cucinare. In questi casi per la maggior parte faccio il mediatore culturale. È un turismo lento, non di consumo, per questo mi piace, non è che porti la gente al porto di Rimini e la imbarchi in crociera. Questi ci sono e ci saranno sempre, per carità, parliamo allora di classe media, di turismo di massa.
Consideriamo ora la provenienza di un turista-tipo, per esempio una comitiva di polacchi, o di cinesi. Dove li porti? Cosa gli fai vedere?
Mettiamo subito in chiaro: di che classe sociale? Perché se è di classe sociale media, che sia brasiliano polacco o cinese non conta, alloggerà in un hotel di Mestre, un tre stelle… c’entra il target, sempre. Sarà compito della guida, o dell’accompagnatore che sta con loro quei 4-5 giorni, saper comunicare in maniera efficace, tenendo in considerazione il background culturale dei clienti. Io stesso sono una persona diversa a seconda del cliente con cui lavoro. Comunque ti dico gli stereotipi e i luoghi comuni che girano.
Il francese è sempre diffidente all’inizio, devi conquistarti la sua fiducia, se poi si scioglie ti si attacca come un granchio. L’americano ti offre l’amicizia subito ma devi stare in guardia fino alla fine perché non capisci se hai conquistato veramente la sua fiducia o meno. Può essere un buon partner dopo mesi. Non capisci mai cosa vuole o cosa non vuole fare
Tra gli orientali, il giapponese è quello un po’ più occidentale: apprezza le esperienze nuove, gli piace mangiare spaghetti coe bevarasse, gli piace andare all’osteria, apprezza le novità.
Con un cinese ti rapporterai in modo più distaccato, torni al turismo classico. Il cinese è impostatissimo, è una macchina da guerra anche in vacanza. Lo stesso vale per tutto il mondo asiatico continentale. Che sia benestante o di classe media, ha poca o zero cultura. Quando si avvicina a un paese come l’Italia non capisce la ricchezza immateriale che si trova davanti, quindi gli devi raccontare cose famose, che gli stimolino il piacere, in pratica gli devi confermare l’idea che già ha dell’Italia. I cinesi hanno una percezione tutta loro delle distanze. A Venezia gli racconti che ci sono qui vicino le Cinque Terre… e loro spalancano gli occhi: Ah, le Cinque Terre!!! Gli dici che Roma è a sole 5 ore di treno da Venezia. È più un turismo di bassa qualità.
E poi sta affermandosi il turismo legato agli incentive, gli incentivi lavorativi. Ci sono grosse aziende da tutto il mondo che premiamo i best producers, cioè i venditori migliori o i lavoratori migliori – parliamo di categorie importanti, gente che lavora nel ramo della medicina, delle assicurazioni, delle aziende petrolifere, della tecnologia – regalandogli un soggiorno a Venezia. Un’azienda indiana di hi-tech si è presa per cinque giorni l’Hilton al mulino Stucky, per i best producers e per gli accompagnatori al loro servizio. Gli fanno fare esperienze top, tipo di giorno fanno i loro convegni, al pomeriggio e alla sera li portiamo a fare un walking tour con le maschere. Venezia si presta molto per questi aziendoni di tutto il mondo. Magari regalano ai dipendenti la crociera, ma prima della crociera gli fanno passare 3-4 giorni a Venezia.
Mi fai qualche esempio di cosa fai vedere?
A un francese puoi far visitare quanti monumenti storici vuoi. Io ogni mese faccio la guida trekking alle Cinque Terre, sto con gruppi di francesi per 6 giorni, so che ghe piase andar a védar e ciese. Gli piace che gli racconti cose storiche: le battaglie tra Genova e Pisa, i Turchi e i Saraceni. Anche se lo porti sulle Dolomiti, il francese vede il capitello, vuole la storia del capitello.
L’americano cominci a dirgli una frase di storia, e l’occhio è già distratto perché non ha l’allenamento che abbiamo noi europei. Mi sono trovato a dare due informazioni sulla basilica di San Marco. Mi hanno chiesto del leone di San Marco, io gli ho raccontato dei veneziani che sono andati ad Alessandria d’Egitto nel medioevo, gli ho raccontato di Marco e Todaro… e questi mi parlavano dell’epoca romana, non erano capaci di collocare nel tempo l’alto Medioevo e distinguerlo dall’epoca romana. Con loro hai un po’ una difficoltà di comunicazione.
Il cinese non è fatto per andare a vedere robe culturali. Vuole vedere il panorama, fare la foto alle case colorate di Burano, fotografare il riflesso dell’acqua nei canali, il tramonto in laguna.
Il polacco vuole bere e mangiare, soprattutto bene. Lo porti per bacari o per osterie, fai la camminata a Bassano, ma quello che gli interessa è la grappa.
Conclusione: ti comporti in modo diverso a seconda della nazionalità dei clienti e devi conoscerla. E comunque tu guida devi capire il background di quel turista e adattarti…
Anche le agenzie lavorano per target. Tranne le big del settore turistico, la maggior parte lavora e propone pacchetti adatti alle caratteristiche antropologiche e d’età del cliente.
Prezzi… che prezzi ci sono?
Non ti dirò numeri riguardo le tariffe. Però tieni presente: se accetto un lavoro al ribasso danneggio tutta la categoria. A Venezia c’è l’associazione degli accompagnatori turistici del Veneto AAITV o a livello nazionale AGILO. Con l’iscrizione offre il servizio di una associazione di categoria, ci tutela, va a parlare col Ministero, e anche per il compenso stabilisce un tariffario minimo, che dev’essere rispettato, non puoi fare sconti maggiori del 20%.
L’associazione migliore per le guide ambientali escursionistiche è l’AIGAE, Associazione italiana guide ambientali e escursionistiche, che rappresenta più di 3500 guide nel territorio italiano. Fa dei corsi professionalizzanti in collaborazione con la Regione e con enti formatori. L’associazione AIGAE è importante perché se non ci fosse non saremmo tutelati da nessuno in quanto siamo liberi professionisti. Dice: cerchiamo di mantenere un buon livello, non meno di 250 euro al giorno. Altri lavorano al ribasso,
Organizzi anche escursioni in montagna?
A volte porto piccoli gruppi di turisti in un bivacco, o in una casera. Potrebbe sembrare poco rispettoso per luoghi che devono rimanere incontaminati. Ma io faccio tutta un’opera di pulizia. Andiamo là, spiego al turista che nel bivacco può dormirci, che è un luogo pubblico. Quando ce ne andiamo lo lasciamo più pulito di come l’abbiamo trovato. Porto detersivi, uno straccio… Porto la motosega, perché ho un gruppetto che va matto per un lavoro come questo in mezzo al bosco.
Ho un rapporto col Parco delle Dolomiti Friulane, faccio legna, non devo tagliare alberi vivi, solo alberi morti. Si potrebbe obiettare che è un’attività di nicchia, invece se la sviluppi, sai quanti ragazzi con forza fisica e competenze linguistiche potrebbero lavorarci.
In questo lavoro quello che fa la differenza è la conoscenza delle lingue e quanto sei capace di coinvolgere il cliente, renderlo parte attiva nella sua esperienza, fargli avere rispetto del luogo perché conosce le persone di quel luogo, la malga, il ristoratore. Se il cliente stabilisce un rapporto allora è un turista sostenibile, non è un turista di massa. Lavorando così alzi la qualità, fai anche un servizio pubblico, è vero che siamo dei privati, ma diffondiamo il made in Italy.
Parli di turismo sostenibile, come lo definiresti?
Non saprei darti una definizione teorica. Quello che faccio io lo ritengo turismo sostenibile.
Come sei arrivato al punto in cui sei oggi?
Ti racconto la mia storia personale: mia mamma ha sempre organizzato cose da fare in gruppo nel weekend, camminate in montagna, uscite nella natura. Ho una visione di comunità, di saper stare con persone diverse. Al liceo, in estate facevo il coordinatore dei campi di volontariato in Finlandia, Francia, Spagna, Germania. Si trattava di restaurare un castello medievale, una fermata del bus, lavori di manutenzione dei boschi o scavi archeologici. Erano campi internazionali, si parlavano tante lingue. Durante il liceo di notte lavoravo al mercato di frutta e verdura Venezia, mio zio aveva un banco a Santa Marta, a Castello e Lido, giravo per calli, ponti e rii a fare consegne. Finito il liceo, ho viaggiato per l’Europa, so parlare spagnolo, inglese, e francese. Mi ero iscritto a Filosofia a Ca’ Foscari ma non ho terminato l’università. Col Covid sono cambiate tante cose anche in famiglia, è stato un periodo critico. Nel mentre che frequentavo l’università esce il corso per diventare guida ambientale. Ho fatto il corso a Parma, tre mesi su e giù in macchina. Avevo passato la preselezione prima del Covid, eravamo un centinaio di candidati di tutta Italia, ne prendevano solo 13. Era una selezione teorica (conoscenza di geologia, flora, fauna della regione Emilia Romagna). Ho superato l’esame, poi col Covid si è bloccato tutto, adesso però ho il patentino e lavoro.
Io ho avuto varie fortune: mia mamma che a 45 anni, nel periodo del Covid, ha cambiato vita e si è rimessa in gioco con l’attività di accompagnatrice turistica. Il mio professore di ginnastica che è guida nazionale di escursionismo giovanile che mi ha insegnato ad accompagnare i minorenni, a superare la paura, io crescevo dal punto di vista alpinistico e anche personale, tutti i weekend uscivamo in kayak, a fare canyoning. Il lavoro di volontariato nei campi giovanili. L’essere ospitato all’estero e imparare le lingue. Quando ho superato il corso di guida ambientale mi si è aperto un mondo.
Nota. Giannarosa Vivian ha incontrato Matteo Gatto in un bar alla Frescada di Treviso il 16 novembre 2024. L’immagine di apertura è prodotta dall’intelligenza artificiale, parole chiave: kayak in laguna di Venezia, colline prosecco con vigneti, poche persone che mangiano all’aperto, Dolomiti sullo sfondo.
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